La Recensione di ‘Django Django’ – Django Django
Cube Magazine ha avuto occasione di ascoltare 'Django Django', album di debutto della band omonima, ecco cosa ne pensiamo.
Data d’Uscita: 30 Gennaio 2012
Etichetta: Beacuse Music/ Warner Music
Singoli: ‘Waveforms’ / ‘Default’
I Django Django sono senza dubbio la rivelazione musicale di questo 2012: il loro album ‘Django Django’ è uscito all’inizio dell’anno e – nonostante non cavalchino l’onda del mainstream – sono arrivati a farsi conoscere in tutta Europa, grazie alle loro abilità nel maneggiare gli strumenti, ma anche grazie alla conoscenza del mondo delle sette note.
Nonostante la breve vita della loro band (sono nati ufficialmente nel 2009), i Django Django non sono certo dei novellini, e questo album ne è certamente la riprova. Un disco che ha avuto la bellezza di tre anni di gestazione, che hanno permesso certamente di pianificare e studiare i dettagli, ma senza perdere la grande naturalezza che lo caratterizza.
L’album ha colpito sin da subito pubblico e critica per la sua grande originalità, traendo ispirazione dal gruppo scozzese The Beta Band, dalle loro sonorità confuse, ma al tempo stesso eclettiche. Un’ispirazione che – forse – arriva anche dal fatto che il leader della band, David MacLean, è il fratello minore del tastierista della Beta Band, John MacLean.
Ma ovviamente i Django Django non si sono limitati a trarre ispirazione dalla musica di questo gruppo: il loro electro-folk è graffiante, ma sempre spensierato, sempre molto curato nelle parti vocali.
L’intro ci porta in atmosfere western, ma si comincia sul serio con ‘Hail Bop’, una sorta di mix di percussioni tribali, mescolate a fruscii elettronici e a fischiettii da cowboys. Il tutto contornato da un coro che caratterizza tutte le tracce dell’album, che da quel pizzico di pepe. Sicuramente tutto questo è ben sintetizzato nel singolo ‘Default‘, un brano che ti conquista sin dal primo ascolto, per la sua semplicità e spensieratezza. Una scelta senza dubbio azzeccata, quella della band scozzese, che ha utilizzato questo pezzo come biglietto da visita. Ma è importante non soffermarsi solo a questo: i brani si susseguono nello stereo, uno più interessante dell’altro, a dimostrazione delle abilità compositive di questa band.
Un coro quasi nostalgico introduce ‘Hand Of Man’, mentre ‘Love’s Dart’ è un brano che si insidia teneramente nello stereo accompagnato dal dolce suono della chitarra acustica. Sicuramente ‘Life’s A Beach’ ricorda alcune colonne sonore alla Quentin Tarantino, una sorta di inno dalle influenze twist con riferimenti alla musica mediorientale.
Un’influenza arabeggiante che si ritrova nel finale dell’album, che chiude con il sottofondo di synth che caratterizza la traccia ‘Skies Over Cairo‘, che ci porta dolcemente a ‘Silver Rays‘, la traccia conclusiva.
Insomma, questo ‘Django Django’ è sicuramente uno degli album di debutto più interessanti degli ultimi tempi, che non suona affatto come un album di debutto, ma come il manifesto musicale di musicisti esperti che da tempo cavalcano la scena. E non c’è da meravigliarsi di tutte le valutazioni positive ricevute, per la grande abilità con cui questi musicisti si destreggiano nel mixare la tradizione popolare con le nuove frontiere della musica.
‘Django Django‘ è un’esplosione di colori, un’esplorazione psichedelica dei giorni nostri che vale la pena di essere ascoltato.
Chapeau.
Tracklist:
1. Introduction
2. Hail Bop
3. Default
4. Firewater
5. Waveforms
6. Zumm Zumm
7. Hand of Man
8. Love’s Dart
9. Wor
10. Storm
11. Life’s a Beach
12. Skies Over Cairo
13. Silver Rays