La Pazza Gioia: il nuovo film di Paolo Virzì sarà al Festival di Cannes
Il nuovo film di Paolo Virzì La Pazza Gioia sarà al cinema dal 17 maggio 2016 e verrà presentato al Festival di Cannès. Scopri trama, recensione e trailer.
La Pazza Gioia è il nuovo film di Paolo Virzì che sarà presentato al Festival di Cannès al Quinzaine des Réalisateurs e uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 17 maggio 2016.
Paolo Virzì, il regista italiano del Capitale Umano, è tornato dietro la cinepresa per questo nuovo lavoro cinematografico, La Pazza Gioia, per mettere in luce due storie di donne entrambe in cura per disturbi mentali e classificate come soggetti pericolosi. Interpretate magistralmente da Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, le protagoniste racconteranno l’esperienza di un fantastico rapporto di amicizia.
La Pazza Gioia: trama
Morandini Valdirana e Donatella Morelli sono due donne diverse ma con molti problemi in comune. La prima è una giovane chiacchierona e istrionica, di nobili origini e che in quanto contessa si è sempre concessa a uomini che rientrano in quella categoria che lei definisce “i grandi della Terra”. Dall’altra parte, invece, abbiamo Donatella Morelli che è una donna all’opposto della contessa: porta tatuaggi vistosi anche se è fragile e silenziosa; porta con sé un dolore immenso ma che non riesce a condividere. Entrambe le due donne sono in cura per problemi mentali e sono state etichettate come persone socialmente pericolose, e definite spesso dalla persone con toni dispregiativi, Ma entrambe sono alla ricerca di un angolo di felicità e così nascerà tra loro una imprevedibile amicizia che le porterà ad una fuga strampalata e toccante in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani.
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La Pazza Gioia: recensione del film
Nel cast oltre a Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, si segnala la presenza di Anna Galiena, Valentina Carnelutti e Tommaso Ragno. Il film sarà presentato al prossimo Festival di Cannes 2016 all’interno del concorso Quinzaine des Réalisateurs. Un film delicato con grandi interpretazioni. Così il regista lo ha definito:
Si può sorridere o addirittura ridere raccontando il dolore, o è qualcosa di impudico, di scandaloso? Speriamo di sì, che si possa, perché è la cosa che preferisco, nel fare un film. Ad un certo punto mettiamo in scena anche un episodio, che vorrei svelare il meno possibile, tra i più feroci e disperati che mi sia capitato di filmare. Eppure non si tratta di un racconto cupo e sconsolato. Cercavamo, semmai, tracce di felicità, o perlomeno di allegria, di eccitazione euforica, anche nel cuore di esistenze offese; volevamo scovare il senso liberatorio della commedia proprio laggiù, nel cuore del dramma di due donne dalla vita complicata e scabrosa. Nel rivedere il film, adesso che è finito, mi sembra di non aver mai filmato tanta esaltazione, tanta voglia di vita e di ebbrezza, tanta ilarità.