Intervista ai 60 Frame: l’hip hop rivisitato in chiave rock
Cube Magazine ha incontrato alla presentazione del singolo 'L'Astronauta', il trio dei 60 Frame: ecco cosa ci hanno raccontato.
I 60 Frame presentano oggi ‘L’Astronauta’, il loro nuovo singolo. Un brano che racconta la difficile situazione attuale italiana, che racchiude al suo interno diversi stili musicali. Una peculiarità che ha distinto dalla massa questo trio originario di Ascoli Piceno, dalla partecipazione al Festival di Castrocaro, sino ad Area Sanremo.
Giorgio Strada, Daniele Pacazocchi e Lorenzo Giustozzi mescolano l’hip hop con il rock, con qualche velo di elettronica creando un genere che è un “ibrido”, sicuramente molto originale.
Li abbiamo incontrati alla presentazione, appunto, del singolo ‘L’Astronauta’ ed abbiamo voluto scoprire qualcosa in più..
D: Ciao Ragazzi, innanzitutto grazie per la vostra disponibilità. Abbiamo avuto il piacere di ascoltare il vostro singolo ‘L’Astronauta’, un pezzo che racconta l’Italia di oggi da un punto di vista ironico. La particolarità del pezzo, è che invece che scrivere un testo diretto e schietto (come spesso succede nell’hip hop), avete scelto una metafora per raccontare tutto questo. Ci spiegate il motivo di questa decisione?
60 Frame: “Fin dall’inizio ci siamo posti l’obiettivo di arrivare al mondo a bordo di parole diverse da quelle che di solito navigano nei discorsi quotidiani. Parlare di argomenti crudi e schietti come il periodo attuale, la crisi, lo smarrimento morale e intellettuale delle persone, può diventare un momento di forte creatività, dove l’arte si prende la responsabilità di compiere denuncia sociale attraverso metafore e immagini mentali in grado di muovere la pigrizia italiana”.
D: Dopo ‘L’Astronauta’, arriverà il disco? Potete già anticiparci qualcosa?
60F: “L’Astronauta apre il viaggio, è un po’ come la bottiglia di champagne rotta sulle navi da crociera, è l’inizio di un mondo nuovo, lo chiamano 60 Frame, mi sembra, lo conoscete? Comunque abbiamo già molti brani in studio, ma non facciamo riferimento al numero di canzoni dato che ogni giorno dalla nostra base escono nuove idee e creazioni, quindi seguiteci”.
D: Quanto è importante il live?
60F: “Il live è la massima manifestazione di ciò che hai creato, sei tu ad essere il quadro e devi metterti a nudo di fronte ad un pubblico assetato di colori. Il live richiede molta responsabilità perché in quel momento devi mandare un messaggio, o comunque trasmettere emozioni, e tutti sono concentrati su di te”.
D: Giorgio arriva da un background più elettronico, mentre Daniele e Lorenzo dalla scena hip hop. Il vostro incontro artistico ha creato un genere diverso dal solito, ma ci dite come è iniziato e come si è evoluto tutto?
60F: “(risata) Quante volte questa domanda; che dire? Il nostro incontro è stato dettato dalla casualità ed è proprio questo che ci ha legato sia come band che come amici. Due di noi (Lorenzo e Daniele) venivano dall’hip hop e tuttavia erano già alla ricerca di quel piccolo salto personale che permettesse di venire fuori con la loro personalità. Sono state fatte molte serate nell’ambiente rap che ci ha dato molto, e non saremmo qui a raccontarvi tutto questo se non fosse per l’esperienza magica che ci ha regalato questa magnifica CULTURA. Tuttavia, ora puntiamo alla novità e catalogarci come rapper ormai non ha più senso, siamo qualcosa di nuovo e questo ci rende orgogliosi, mantenendo tutta la stima per i colleghi del vecchio ambiente. Tutto si è evoluto in poco tempo, abbiamo subito trovato i pezzi mancanti del nostro puzzle e Giorgio è proprio quel pezzo che cerchi per tutta casa quando poi in realtà ti è finito in tasca. Siamo completi ora, ciascuno con le sua caratteristiche”.
D: Da dove arriva il nome 60 Frame?
60F: ” (risata di nuovo ) Magari possiamo mettere il link di wikipedia! No dai, si scherza! Il nostro nome fa riferimento alla percezione dell’occhio umano, ma noi gli abbiamo dato uno stampo un po’ più filosofico; ci piace dire sempre “l’occhio vede ciò che la mente disegna“.
D: Tra le vostre esperienze artistiche non possiamo non citare la vostra partecipazione al Festival di Castrocaro, che ricordi vi ha lasciato?
60F: “Castrocaro ci ha dato molto sotto tutti gli aspetti, siamo cresciuti nei suoi incontri, nei suoi stage, ci ha dato lo specchio giusto dove rifletterci. Prima del festival eravamo solo dei piccoli riflessi ancora non definiti. È un’esperienza che consigliamo a tutti, incontri persone magiche e ti dà un arricchimento artistico difficile da trovare ultimamente in Italia”.
D: Invece, cosa riserva il vostro futuro?
60F: “Il nostro futuro riserva… bè, lo chiediamo direttamente al futuro? Ogni tanto ci parliamo, ma va sempre di fretta. Stiamo lavorando molto per farci conoscere. Cosa possiamo dire? Il futuro ti riserva qualcosa solo se tu riservi qualcosa per lui e noi ce l’abbiamo pronto”.
Un ringraziamento ai 60 Frame ed a Sara di Parole & Dintorni.