Intervista a Sarah Stride: grinta ed energia tutta al femminile
Cube Magazine ha avuto il piacere di incontrare Sarah Stride, una giovane cantautrice che recentemente è uscita con il suo primo album solista che porta il suo nome.
Sarah Stride è un progetto che nasce dall’incontro tra Sarah Demagistri con Alberto Turra, William Nicastro e Antonio Vastola, tre musicisti che navigano nella scena rock indipendente da diverso tempo. Nonostante la giovane età, Sarah vive nel mondo della musica già da diversi anni, vantando anche diverse collaborazioni illustri, tra cui citiamo Ivano Fossati, La Crus e Lele Battista. Il suo primo album solista, ‘Sarah Stride’, è uscito lo scorso 19 giugno, anticipato dal singolo ‘Prove di Volo’, che contiene inoltre la canzone ‘Metallo’, scritta a 4 mani con Melissa P., divenuta celebre grazie al romanzo erotico ‘100 Colpi di Spazzola prima di Andare a Dormire’ e per le sue partecipazioni a ‘Victor Victoria’. Il disco si compone di 11 brani originali, in aggiunta alla cover rivisitata ‘Te Lo Leggo Negli Occhi’, già interpretata da Giorgio Gaber e Franco Battiato. Ma partiamo subito con l’intervista…
D: Ciao Sarah, innanzitutto complimenti per il tuo progetto veramente ambizioso. Ci racconti come è nato questo disco?
R: Ciao! Come prima cosa grazie per i complimenti! Come hai già anticipato, il progetto “Sarah Stride” nasce dall’incontro con Alberto Turra (chitarrista e produttore artistico del disco) il quale, sulla base dei miei riferimenti artistici e della mia scrittura ha deciso di coinvolgere i musicisti che ora formano la band, Antonio Vastola alla batteria e William Nicastro al basso. L’esigenza di questo disco ha però radici più lontane… Scrivo da quando sono adolescente ed ho iniziato ad esibirmi live molto giovane! In questi anni di performance, happening e collaborazioni con altri artisti ed etichette ho raccolto moltissimo materiale che necessitava di essere scremato, lavorato e raccolto in un album. Infatti, prima di questa formazione avevo sempre lavorato in studio con diversi produttori artistici per cercare di trovare un “vestito” adatto ai miei brani ma sentivo che ciò che mancava era la dimensione “viva” che solo una band può portare. Così dopo un periodo di “rodaggio” fatto di prove e di live insieme a questa formazione per trovare il nostro sound siamo giunti alla pubblicazione di questo primo disco.
D: Per presentare l’album hai scelto il singolo ‘Prove di Volo’, una canzone dalle liriche introspettive, che utilizza la metafora del volo per raccontare la ricerca personale della libertà spirituale. Ce ne vuoi parlare?
R: Certo! ‘Prove di Volo’ è stata scelta come singolo perché credo sia il brano più “rappresentativo” dell’album. Le atmosfere sono più chiare e morbide rispetto al suono vagamente “dark” dell’intero disco e l’arrangiamento di basso-batteria e archi che richiama il portamento di alcune ballate di Jeff Buckley (‘Last Goodbye’, per fare un’esempio!) è perfettamente in sintonia con lo spirito nostalgico, ma al tempo stesso urgente, del brano. Sono particolarmente affezionata al testo di ‘Prove di Volo’ perché è nato in maniera molto immediata a differenza di molti altri testi e perché credo parli di qualcosa che tutti noi sentiamo in modo molto profondo, ovvero la necessità di andare oltre i propri limiti, di cambiare ed evolvere senza rinnegare o perdere la propria identità e storia.
D: Parliamo ora di ‘Metallo’, scritta a quattro mani con Melissa P. Come è avvenuto il vostro incontro? E come avete deciso di collaborare?
R: Io e Melissa ci siamo conosciute durante una vacanza, rispettivamente invitate da amici comuni. Ci siamo molto piaciute come persone ed alcuni mesi dopo, a Milano, una mattina abbiamo deciso di provare a scrivere una canzone insieme come fosse un gioco nuovo per entrambe! Solitamente non scrivo a quattro mani perché mettere insieme due sensibilità credo sia una delle cose più difficili in questo mestiere ma ero molto incuriosita dalla possibilità di scrivere con una persona che avesse delle competenze ed uno sguardo sulle cose così diverso dal mio, del resto si sa che gli opposti si attraggono!
D: Nel disco, tra i 12 brani, compare anche l’originale cover di ‘Te Lo Leggo Negli Occhi’. Ci spieghi il motivo per cui hai scelto questa canzone? Hai un legame particolare?
R: Lo scorso anno fui chiamata per occuparmi della parte musicale all’interno di uno spettacolo teatrale dal titolo ‘Illogici spostamenti del cuore’ che raccontava la storia di una relazione amorosa attraverso le canzoni di Giorgio Gaber, e tra queste c’era anche ‘Te lo leggo negli occhi’ di Sergio Endrigo e Bardotti nella sua versione. Puoi immaginare il panico all’idea di interpretare Gaber…! Così, dopo aver scelto una formazione insolita (Contrabbasso- Chitarre Elettriche e Campionatori) abbiamo riarrangiato completamente i brani pur rispettandone testi e melodie e ne è uscito un suono molto curioso ed interessante. ‘Te lo leggo negli occhi’ mi aveva divertita particolarmente dunque insieme alla band abbiamo deciso di inserirla nell’album. Inoltre mi piace molto lavorare su dei timbri scuri e le tonalità dei brani maschili (con le quali mi piace giocare con salti di ottava) si addicono molto al mio modo di cantare.
D: Il nome del progetto ed anche l’album portano il tuo nome. Ma da dove viene questo “Stride”?
R: “Stride” è un acronimo del mio cognome, ovvero la fine e l’inizio di Demagistri! Il nome è nato scritto su una tovaglietta di carta a scacchi rossi, mentre con alcuni amici si scherzava sul mio possibile nome d’arte. Stride in Italiano è un verbo poco utilizzato (tanto che la maggior parte delle persone lo pronuncia all’inglese!) ma la sua connotazione si sposava perfettamente sia con il mio carattere, molto spesso stridente e contradditorio, sia con la caratteristica di questa band che contrappone una voce molto spesso aperta e melodica ad un sound molto compatto e generalmente pittosto aggressivo.
D: Nel disco canti in italiano, ma sappiamo che ti piace cimentarti anche con altre lingue straniere, l’inglese ed il portoghese, ma anche ebraico e slavo. Come mai questo interesse per queste lingue “insolite”?
R: Mi interessa moltissimo la musica Mediterranea per prima cosa emotivamente, nel senso che porta con se un calore e una sacralità che mi toccano molto in profondità. La seconda motivazione è di tipo tecnico poiché le melodie utilizzano molto spesso i quarti di tono, che nella musica occidentale non sono presenti e dei fonemi che sono estremamente interessanti per chi studia l’utilizzo della voce come fosse uno strumento.
D: Da quali artisti trai ispirazione per le tue composizioni?
R: Come mi è già capitato di raccontare, le mie fonti di ispirazione sono piuttosto varie e apparentemente non omogene… Ovviamente per quanto riguarda l’ambito musicale posso definirmi una “figlia degli anni 90” dunque un’amante di tutta quella scena alternativa che quegli anni ci hanno regalato (Afterhour, Marlene Kunts, Gomez, Radiohead, Portishead per dirne solo alcuni) e di tutti quegli artisti imprescindibili (Italiani e non) come David Bowie, De Andrè, Battiato, David Sylvian, Tom Waits, Nic Cave, P.J Harvey… Mentre oggi sono molto incuriosita dalle donne che sempre più spesso sono anche delle ottime musiciste (Anna Calvi, Feist…), dalla musica classica e da un certo cantautorato tipico degli anni ’60 (Paoli, Lauzi, Ciampi…). Spesso però le migliori ispirazioni arrivano da altri luogi come cinema, letteratura, pittura, teatro e da tutto quello che nella giornata mi si offre agli occhi.
D: Sappiamo che oltre alla musica, ti stai dedicando anche ad altre forme d’arte, quali il teatro, video, design ed architettura. Come è nato il tuo interesse per queste forme di espressione, per così dire, “diverse”?
R: Ho sempre avuto una dicotomia in questo senso! Scherzo, comunque mi sono sempre occupata di musica ma ho studiato pittura e poi Arte Terapia. Questo per dire che la musica è per me il mezzo privilegiato di traduzione dei miei stati d’animo ma sono fermamente convinta che le discipline artistiche siano dei linguaggi che necessitano costantemente di compenetrarsi.
D: Cosa c’è nel futuro di Sarah Stride?
R: Nell’immediato futuro c’è un divertente album di cover anni sessanta completamente rivisitate che dovrebbe uscire entro la fine dell’anno (per continuare il filone iniziato con ‘Te lo leggo negli occhi’) e stiamo già lavorando ai brani del prossimo disco. Nel frattempo cerchiamo di occuparci del presente, che come puoi immaginare è già abbastanza complicato!
In bocca al lupo a Sarah DeMagistri