Intervista a Roberto Fabbri: tramuto le emozioni in musica con la mia chitarra

In occasione dell'uscita del video di Don't let me be misunderstood, il chitarrista Roberto Fabbri si racconta a Cube Magazine.

Dopo il successo di numerosi concerti tra Italia e Stati Uniti, Roberto Fabbri ha rilasciato lo scorso maggio il video del singolo Don’t let me be misunderstood, cover dei Santa Esmeralda.

In occasione dell’uscita del video, che anticipa l’uscita del nuovo album d’inediti previsto per l’inverno, Cube Magazine ha avuto il piacere di intervistare Roberto Fabbri sulla sua vita artistica e sul nuovo progetto discografico. Ecco quello che ci ha raccontato.

Salve Roberto, innanzitutto grazie della disponibilità. Lo scorso 21 maggio è uscito il suo nuovo video, in cui possiamo ascoltare la cover di Don’t let me be misunderstood dei Santa Esmeralda. Come mai la scelta di questo brano?
Tempo fa, riordinando i mie vinili, ritrovo la versione disco dei Santa Esmeralda di Don’t Let Me Be Misunderstood. Da ragazzo mi aveva colpito per l’uso delle chitarre classiche, così la metto sul piatto e sin dalle prime note decido di realizzarne una versione per il mio ensemble. Essendo però un chitarrista classico, voglio dare un impronta personale alla nuova versione, l’ispirazione mi viene dalla visione del film su Paganini con protagonista il violinista David Garrret che proprio all’inizio del film si lancia in una virtuosistica esecuzione del capriccio n.5. Ecco l’idea, fondere il classico con il pop, unire Paganini ai Santa Esmeralda!

Il singolo Don’t let me be misunderstood  anticipa il nuovo album che uscirà in inverno. Può darci qualche anticipazione?
Il singolo Don’t Let Me Be Misunderstood sarà la prima traccia dell’album, seguiranno poi brani per chitarra e orchestra, quartetto di chitarre ed orchestra, brani solistici e per la prima volta nei miei album due brani con la voce, si tratta di due composizioni scritte per quattro chitarre, orchestra un coro di 50 elementi e voce solista. La prima composizione è basata sul testo dell’Ave Maria, scritta insieme a Paolo Bontempi, si intitola A Preyer, ci siamo voluti cimentare come i compositori del passato sul testo mariano, scegliendo però quello attuale in italiano e non in latino, l’abbiamo già eseguita una volta anche nella sala Nervi in Vaticano, probabilmente l’entusiasmo di Papa Francesco ha contagiato noi come tutti e il brano è nato così, in maniera semplice e spontanea; il secondo pezzo vocale è intitolato “La voce del Mare”, l’ho scritto pensando alla tragedia dei migranti, la musica è intensa ed il testo parla di una vita che perde gli affetti per cercare la possibilità di una vita migliore.

In un momento in cui, almeno in Italia, la scena musicale è dominata dai ragazzi usciti dai talent show, cosa ne pensa di questi programmi televisivi?
Sicuramente i Talent rappresentano per giovani cantanti un ottima occasione per farsi conoscere, mettersi in mostra, però al tempo stesso fanno credere a molti di loro che siano l’unica strada da percorrere, mentre invece prima di tutto devono capire che si deve investire sulla propria preparazione, studiando molto, magari in Conservatorio. Per i brani presenti nel nuovo cd la voce solista è affidata, e questo lo dico con un certo orgoglio, a mia figlia Francesca Romana che ha una splendida voce e sta terminando gli studi di lirica in Conservatorio ma canta anche pop, fra i violini dell’orchestra c’è invece un altra mia figlia, Valeria, che sta per diplomarsi a Santa Cecilia in violino, ho voluto trasmettere loro la passione per la musica, ma senza imposizioni, la scelta di studiare seriamente in Conservatorio è stata la loro, sono contento che sia comunque riuscito a trasmettere il concetto per cui gli obiettivi, anche in campo artistico, si raggiungono con una seria, lunga e completa preparazione, che sono frutto di ore di studio e sacrificio. Poi si può anche partecipare ai talent!

Ha partecipato al disco Pure emotions – Classical guitar love, uno dei più importanti progetti antologici ideati e pubblicati da Sony Classical Italia, per cui ha composto ed interpretato 4 brani. Quando compone i suoi brani, quali sono gli elementi che la ispirano e come riesce attraverso le note vibranti della chitarra ad esprimere le sue emozioni?
Prendo ispirazione dai luoghi dove mi porta a suonare la mia chitarra, dalle persone che incontro, dalla musica che ascolto viaggiando nei differenti paesi o semplicemente ascoltando la radio in macchina nei miei spostamenti, dalle emozioni. Credo che la principale fonte di ispirazione sia proprio la mia capacità di emozionarmi davanti agli eventi della vita, lieti o anche tragici, queste emozioni le tramuto in musica con la mia chitarra, in maniera spontanea. La chitarra è uno strumento dalle grandi potenzialità e capacità evocative, sa ricreare stati d’animo, sensazioni ma anche luoghi fisici, è lo strumento principe per “cantare” con le sue note struggenti l’amore, la passione.

Molto spesso incontriamo nelle classifiche molti interpreti e pochi cantautori. Quanto è importante per lei il contatto con gli strumenti musicali e le melodie per chi vuole fare questo mestiere?
I percorsi di interprete e di cantautore sono molti diversi, implicano diverse conoscenze ed attitudini. A volte queste coesistono a volte no. Riprenderei il discorso intrapreso con il discorso sui talent, bisogna studiare, ampliare le proprie conoscenze, certo che poi la scintilla dell’ispirazione che fa nascere il pezzo, quella non te la può insegnare nessuno o la possiedi o non la possiedi.

Spesso la musica classica viene etichettata come “musica di nicchia” quando invece è la base di tutti gli altri generi musicali. Avendo avuto la possibilità di essere a contatto con ambienti musicali e musicisti internazionali, che differenze trova su come viene accolta e vissuta dal grande pubblico la musica classica in Italia rispetto al resto del mondo?
Innanzitutto bisogna fare prima un distinguo all’interno della musica colta fra musica operistica (che in Italia ha una grande tradizione ed un notevole seguito ed impegno di energie economiche) e la musica strumentale. L’Italia non è mai stato un paese particolarmente amante della musica strumentale, specialmente per quello che riguarda la chitarra classica. I nostri grandi chitarristi nell’ottocento emigrarono a Parigi, Vienna, Londra per aver fortuna, detto ciò personalmente posso affermare, che la fantastica accoglienza che mi è stata tributata nel mio recente tour negli USA, e in generale suonando in tutta Europa, mi ha fatto capire come spesso il pubblico, fuori dal nostro paese, sia invece abituato ad andare con assiduità ai concerti di musica classica.

Quali sono stati i chitarristi o musicisti che hanno maggiormente influenzato il suo percorso artistico?
In Conservatorio sono venuto a contatto con due grandi didatti, Mario Gangi e Carlo Carfagna che mi hanno fornito prima le basi e poi le conoscenze per la mia futura attività concertistica. Però il modello imperante, per tutti i chitarristi classici di quando ero un giovane studente, era Andres Segovia, e per anni è stato la mia fonte di ispirazione artistica, specialmente per la scelta del repertorio. Poi ad un certo punto, dopo aver finito il Conservatorio, ho iniziato ad ascoltare anche chitarristi di diversa estrazione, da Jimi Hendrix a Van Halen, da B.B. King a Pat Metheny, Santana etc. Non ho iniziato a studiare la chitarra elettrica, anche se mi divertivo a suonarla, si è trattato più che altro di ampliare i miei orizzonti musicali ascoltando tantissima musica che non fosse la classica che comunque continuavo a sentire. Questi ascolti, queste conoscenze mi hanno permesso, nel momento in cui ho iniziato a scrivere per il mio strumento, di avere un universo di sonorità cui attingere per le mie composizioni.

A parte l’album, quali sono i suoi progetti per il futuro?
Da nove anni dirigo un importante Festival Chitarristico Internazionale nella splendida città di Fiuggi, è un evento che coinvolge tanti artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Il Festival si terrà dal 14 al 19 luglio prossimi. L’organizzazione di un Festival Internazionale di Chitarra è una per me una grande sfida. Il Festival prevede oltre 25 concerti e la presenza di un centinaio di corsisti, provenienti sia dall’Italia che dall’estero che  frequenteranno le Master di perfezionamento dei maestri presenti (per un totale di 300 ore di lezione). Si svolgerà un Concorso Internazionale di Chitarra volto alla promozione dei giovani musicisti (che porterà il vincitore oltre che ad aprire la successiva edizione del festival e ad esibirsi al prestigioso Festival Andrés Segovia di Madrid. Un concorso di Chitarra Flamenca e Fingerstyle. La realizzazione poi di un convegno, di una mostra di liuteria e di editoria chitarristica e la consegna del Premio Città di Fiuggi alle eccellenze del mondo chitarristico, completano questo evento in Italia unico nel suo genere. La chitarra classica è il perno su cui ruota l’intera manifestazione, che però si apre anche ad altri generi musicali, più “popolari” ma non per questo meno importanti, quali il jazz, il flamenco, il fingerstyle, la musica sudamericana e popolare.

Ringraziando Roberto Fabbri per la gentile disponibilità, vi invitiamo a seguirlo sul sito ufficiale.

https://www.youtube.com/watch?v=dge8URTAE3g

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