Intervista a Franca Valeri: il ritorno a teatro con ‘Parliamone’

Abbiamo incontrato Franca Valeri durante la tournee del suo spettacolo teatrale 'Parliamone', leggi l'intervista.

 

Franca Valeri è una vera e propria icona dell’Italia della rinascita. A partire dagli anni ’50 è stata uno dei volti più amati e apprezzati della comicità di casa nostra. I suoi personaggi ironici e taglienti sono ricordati a distanza di 60 anni. Oggi che Franca ha superato i 90 anni non pensa neppure per un momento di andare in pensione, anzi continua a girare i teatri per presentare l’ultimo spettacolo: ‘Parliamone‘. Si tratta di una lezione di vita, fatta in compagnia di Pino Strabioli. Un viaggio realizzato sfogliando le pagine di un’esistenza in continuo movimento, ripercorrendo gli avvenimenti del nostro ‘900 con gli occhi di chi li ha vissuti e li ricorda. L’incontro con l’intelligenza fulminante, l’allegria contagiosa, l’ironia inimitabile di una grande autrice. Un vero godimento ritrovare la voce e le storie dei suoi intramontabili personaggi, anche quelli più celebri della sua lunga carriera teatrale, televisiva e cinematografica.
Prima della sua esibizione astigiana abbiamo rivolto alla signora Valeri alcune domande. Ecco qui l’intervista.

D: In questo periodo è in tour con il suo spettacolo ‘Parliamone’: come è nata l’idea di questo nuovo lavoro?
Franca Valeri: «E’ nata per caso. Pino Strabioli ha realizzato moltissime interviste, nel corso delle quali ho raccontato la mia carriera, le mie emozioni, i miei segreti. Ci siamo chiesti, perché non portare queste interviste sul palco di un teatro e trasformarle in uno spettacolo dal vivo? Ai dialoghi spiritosi abbiamo aggiunto alcuni sketch che mi hanno reso celebre, oltre ad alcuni brani tratti dai libri che ho scritto negli ultimi anni».

D: Tra i molti volumi scritti c’è anche ‘L’educazione delle fanciulle’ scritto a 4 mani con Luciana Littizzetto. Come è nata l’idea di collaborare?
FV: «In realtà non sono 4 mani, ma due più due. Non abbiamo scritto il libro insieme. Lei ha scritto la sua parte ed io la mia. Sono due discorsi in realtà molto lontani tra di loro, perché si riferiscono a due epoche diverse, ma credo che nel complesso il risultato sia stato estremamente piacevole. Anche il libro è andato molto bene, perché siamo due comiche molto amate dal pubblico».

D: In qualche modo lei si riconosce nella Littizzetto?
FV: «Assolutamente no, noi abbiamo due tipi di comicità assolutamente differenti tra di loro. Io facevo un lavoro semplice, parlando della vita di tutti i giorni. Lei forse è più portata alla critica nei confronti della società. Diciamo che abbiamo un approccio al nostro lavoro intelligente e questo in qualche modo ci accomuna e ci rende gradevoli al pubblico»

D: Se dovesse indicarci un personaggio attuale che ha un modo simile di fare spettacolo?
FV: «Direi che non vedo nessuno. La comicità di oggi è molto lontana da quella che facevo io. I tempi sono cambiati e il mio approccio al lavoro davvero non lo riconosco in nessun artista di oggi».

D: Lei ha dichiarato di essere un’artista autodidatta? Come si è inventata questo mestiere?
FV: «Autodidatta nel senso che non ho frequentato accademie e scuole di recitazione. E’ stata una cosa spontanea, così come è stato naturale scrivere i miei testi. Adesso è molto più semplice, anche i cani possono iscriversi all’accademia e imparare a recitare, anche se credo che sia fondamentale avere un talento personale».

D: Parliamo della sua gioventù e al fatto che lei, di origine ebrea, ha dovuto convivere con le leggi razziali. Pensa che ci sia il rischio in un prossimi futuro che l’olocausto possa venire dimenticato?
FV: «E’ stato un periodo molto brutto per la mia famiglia e devo dire che abbiamo rischiato moltissimo e inutilmente quando abbiamo rifiutato di scappare in Svizzera, per non lasciare la nostra casa. Detto questo non credo che si dimenticherà ciò che è successo. Tutte le famiglie italiane, in qualche modo hanno vissuto questa esperienza, hanno perso un loro caro e quindi è normale che ricordino questo periodo così doloroso».

D: L’ultima domanda: lei ha fatto di tutto. C’è qualcosa che non è riuscita a fare?
FV: «No, le cose che ho realizzato erano quelle che ambivo fare. Ho scritto, ho recitato, ho cantato, ho ricevuto l’affetto del pubblico nel corso di tutta la mia carriera».

D: Quindi si sente realizzata?
FV: «Assolutamente sì»

D: A 93 anni è contenta di poter continuare a salire su un palco e ricevere gli applausi della gente?
FV: «Mi sento amata dalla gente e questa testimonianza la continuo a vivere tutti i giorni, anche al di fuori del teatro».

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