Intervista esclusiva a Carlotta Proietti
Cube Magazine ha intervistato la cantautrice romana che ci ha raccontato delle sue passioni musicali e del suo album di debutto.
Carlotta Proietti è una cantautrice romana figlia d’arte. Dopo aver maturato grande esperienza nel campo musicale cantando in locali e club della capitale e d’Italia, dove si cimenta in generi che vanno dal blues al jazz al pop, ha scritto il suo album di debutto ‘Carlotta Proietti’ uscito lo scorso marzo.
Il disco è composto da due cover e brani inediti scritti da Carlotta stessa in collaborazione anche con il compianto Giancarlo Bigazzi. Gli arrangiamenti musicali sono invece di Fabrizio Federighi e Saverio Gerardi.
Cube Magazine ha avuto la possibilità di intervistare Carlotta e di chiaccherare sulle sue passioni musicali, il padre celebre e, ovviamente, il suo nuovo album. Ecco com’è andata.
1. Il tuo primo album porta il tuo nome come titolo. Questo significa che ti riflette in modo totale? Quanto c’è di Carlotta Proietti nel disco?
Carlotta Proietti: “C’è sicuramente tanto di me. L’album è composto di 9 canzoni inedite e due cover, quindi nelle canzoni che ho scritto c’è un misto di realtà e finzione, di autobiografico romanzato, diciamo..”
2. Ascoltando attentamente i testi dell’album, troviamo molti versi che descrivono momenti e situazioni di vita vissuta, ed è facile immedesimarsi in essi. Ti sei ispirata alla tua esperienza personale per comporre i testi?
CP: “Direi di si. Credo che l’ispirazione sia il riflesso di ciò che si vive e ci colpisce. Delle volte mi viene in mente una frase, o sento un racconto, o vivo una determinata situazione che mi fa venir voglia di buttare giù delle parole. Così le scrivo su un taccuino (che ho sempre con me) o le registro sul cellulare. Poi, quando suono ed esce una melodia, ritiro fuori quelle “bozze” e cerco di crearne qualcosa di simile a una canzone.”
3. Due canzoni dell’album, ‘Scema’ e ‘Uccidimi’, le hai scritte a quattro mani con Giancarlo Bigazzi. Com’è nata la vostra collaborazione e com’è stato lavorare con un paroliere di così di alto livello, autore di alcuni dei più grandi successi discografici della musica leggera italiana?
CP: “E’ stata prima di tutto una grande emozione. Giancarlo Bigazzi apparteneva a un mondo che non conoscevo, quello del grande pop italiano. Ne sono rimasta colpita. Poi, lavorare accanto ad un grande maestro ti regala molto anche in una chiaccherata. Aveva un’enorme esperienza ed una forte personalità. Mi ha insegnato ad avere il coraggio di buttarsi quando necessario, e di farsi guidare dall’istinto e dalla musicalità delle parole. Insomma mi sento davvero fortunata ad aver collaborato con lui. Inoltre era simpatico, carismatico, un gran barzellettiere.”
4. In ‘Carlotta Proietti’ i brani sono un mix di musica elettronica, con qualche influenza Blues, Jazz ma anche melodie che richiamano la grande musica pop/leggera italiana. Ti senti rappresentata a pieno nei tuoi gusti musicali dalla tracklist?
CP: “Sicuramente, io ho sempre ascoltato molti generi diversi. Quindi un mix di generi era quello che ci voleva! Mi piace il fatto che nella lavorazione dell’album il sound sia uscito in maniera naturale dal lavoro del team, composto da Fabrizio Federighi, Saverio Gerardi me. Nel prossimo lavoro mi piacerebbe avere una commistione ancora maggiore di suoni e influenze, ma sempre nel rispetto dell’aspetto originale di una canzone, che secondo me è la prima cosa da tenere in considerazione quando si pensa ad un arrangiamento.”
5. Nel disco sono presenti due cover di grandi successi anni ’70. È un omaggio voluto a quegli anni?
CP: “Amo quegli anni. Gli anni ’70 mi hanno sempre ispirato, specie nella musica statunitense. Woodstock, poi il soul, il funk.. insomma “Sympathy” era parte di quel mondo e si sposava bene anche come sound. Il tema che tratta è quello della solidarietà, che non è mai troppa. “Rose rosse” invece è stato un gioco. Volevamo inserire una cover di Bigazzi e abbiamo scelto di stravolgere un po’ questo classico cantato nell’originale da un bravissimo Massimo Ranieri. Sperando di non aver rovinato una canzone amata da tutti, è un brano dell’album che mi sta dando molte soddisfazioni. Piace a molti questa versione, malgrado molto diversa dall’originale. E, cosa fondamentale per me, è stata approvata dall’autore.”
6. Qual è la canzone dell’album che senti più tua o ti dona emozioni particolari?
CP: “Tutte mi appartengono in un modo o nell’altra. Forse “Phone” è quella che sento più vicina perché è la prima che ho scritto, e di getto.”
7. Avere un padre famoso ti ha ostacolato o aiutato nella tua identità di artista?
CP: “Mi sento molto fortunata ad avere un padre così stimato e rispettato. Quindi ritengo che gli “ostacoli” siano parte del prezzo da pagare. Oltretutto non biasimo chi si aspetta molto da un figlio d’arte perché ammetto di essere la prima a dire “vediamo che sai fare” quando ne vedo uno in tv. Per quanto riguarda l’aiuto, mio padre non mi raccomanderebbe mai, quindi da questo punto di vista non c’è pericolo. Sono consapevole però di essere privilegiata rispetto a molti perché sono cresciuta nel fantastico mondo del teatro e ho avuto quindi modo di vedere tanti aspetti del mio lavoro da dietro le quinte. Ma la musica è molto diversa, quindi non si finisce mai di imparare.”
8. Cosa ne pensa tuo padre della tua carriera di artista? Come e quanto ti ha sostenuto?
CP: “Penso che i miei genitori siano contenti di quello che faccio. Sono molto attenti, e se ho qualcosa di nuovo gliene parlo sempre. In alcuni casi erano contrari o critici, ma mi hanno comunque sempre sostenuta e non ostacolata.”
9. Che tipo di musica e quali artisti ascolti nel tuo tempo libero?
CP: “Ascolto tanta musica diversa. Passo dalla radio con programmi di attualità ai Beatles, dalla musica brasiliana (Jobim, Buarque, ecc) al pop americano di oggi e di ieri (Ben Harper, Police) così come gli indipendenti (Ani di Franco) o gli Anni ’70 con Woodstock (Joan Baez, Richie Havens) oppure il soul (Marvin Gaye e tanti altri) Insomma vario. Ora sto riascoltando il Don Giovanni di Mozart che adoro!”
10. Hai spesso affermato di essere appassionata di musica Blues e Jazz, quanto questi due generi influenzano la tua musica?
CP: “Ne ho ascoltato e cantato molto. Specie il blues. Non mi considero una jazzista in quanto non sono una musicista e non ho mai studiato per questo. Però avendone ascoltato molto, credo che sia naturalmente diventato parte del mio orecchio e quindi del mio lavoro compositivo.”
11. Quali sono i tuoi progetti nel futuro immediato? Farai un tour di concerti?
CP: “Sto scrivendo uno spettacolo basato sul disco. Una forma un po’ particolare di show molto leggero, dove si possano ascoltare le canzoni accompagnate da parti parlate. Vorrei che si adatti a spazi diversi, locali come piccoli teatri. Presto news su carlottaproietti.it!!”
Un ringraziamento particolare a Carlotta Proietti per la disponibilità.