Intervista ai Karbonio14: il nostro brit pop ‘Tra Le Luci Bianche’
Cube Magazine ha incontrato i Karbonio14, che la prossima settimana presenterà il singolo 'Fa Che Sia Per Sempre', estratto dal disco 'Tra Le Luci Bianche'.
La band emiliana Karbonio14 composta da Valerio Carboni (voce, chitarra, pianoforte), Cesare Barbi (batteria), Luca Zannoni (tastiere) e Matteo Verrini (basso), ha appena pubblicato il nuovo album ‘Tra le luci bianche‘, disponibile in tutti i negozi. Il 28 marzo inoltre uscirà il loro nuovo singolo dal titolo ‘Fa che sia per sempre‘.
Per questo noi di Cube Magazine abbiamo avuto il piacere di poterli intervistare. Ecco cosa ci hanno detto.
CM: Ciao ragazzi, grazie per questa intervista. Il vostro nuovo progetto discografico ‘Tra le luci bianche’, che ricordiamo è disponibile in tutti i negozi, ha dietro di sè significati profondi. Principalmente quali sono i messaggi e le tematiche presenti in questo album? A cosa vi siete ispirati?
K14: “‘Tra Le Luci Bianche’ è un album che affronta le varie tematiche ed i vari problemi di un rapporto a due. Rapporto a due che può essere visto come rapporto sentimentale (‘Pioggia’), ma anche un rapporto d’amicizia, o verso una persona che non c’è più (‘Tra Le Luci Bianche’), o tra i diversi lati di se stesso (la voce della propria coscienza, ‘Come Follia’)”
CM: Il 28 marzo uscirà il vostro nuovo singolo ‘Fa che sia per sempre’. Quali sono le caratteristiche principali di questo singolo?
K14: “E’ un pezzo che ci rappresenta molto. E’ stato scritto insieme a Saverio Grandi (autore di Vasco Rossi, Pausini, Ramazzotti e Stadio tra gli altri) e Carlo Rizioli (Ramazzotti, Emma Marrone, Stadio), e parla del fatto che a volte non possiamo farcela da soli. A volte serve mettere da parte l’orgoglio, e darsi agli altri. Da lì il titolo. Io non ce la faccio da solo, non ne sono capace, ho bisogno del tuo aiuto, ‘Fa’ TU che sia per sempre'”
CM: Nel brano ‘Fa che sia per sempre’ siete molto vicini al mondo British. Perchè questa scelta? Cosa vi piace dello stile musicale British?
K14: “I suoni apparentemente sprecisi e “sporchi”, che badano più al suono generale che alla singola esecuzione. Gli inglesi lo chiamano ‘Sonic Landscape’, un paesaggio sonoro creato da chitarre e tastiere, che creano vari mondi, a seconda di come sono usati. Ci siamo ispirati molto al suono dei Coldplay, di Brian Eno, e degli U2. Troviamo che sia un vestito che ci sta addosso molto bene!”
CM: C’è qualche artista del panorama British con il quale vi piacerebbe lavorare in futuro?
K14: “Brian Eno! Sappiamo che è inarrivabile, ma saremmo molto curiosi di sapere come potrebbe arrangiare un nostro brano!”
CM: Quando vi esibite live, quale è l’emozione più grande e il momento che preferite di un concerto? C’è connessione tra voi e i vostri fan?
K14: “Secondo noi la connessione con i fan è fondamentale, noi diciamo sempre (siamo in 4) che il fonico è il quinto Karbonio14, e il pubblico il sesto. Quando si ascolta musica, anche se non la si suona o non se ne conosce il linguaggio, si SENTE qualcosa, si percepisce qualcosa. La musica è l’unica arte che ti trasporta nel tempo. Io (Valerio, ndr) dico sempre che la gente non capisce, ma SENTE. Quando il testo è sincero, quando la band si diverte, quando il cantante ha qualcosa da dire, le emozioni viaggiano dal gruppo al singolo ascoltatore. E la più grande emozione è questa: vedere negli occhi dei fan l’emozione che stai raccontando”.
CM: Tra di voi che rapporto c’è? Andate d’accordo o qualche volta avete qualche disaccordo circa le vostre canzoni o la musica?
K14: “Io (Valerio) ho sempre detto che la cosa più importante dei Karbonio14 è proprio il nostro legame. Molte volte usciamo insieme a divertirci senza per forza parlare di musica o del progetto. Ci divertiamo molto, e ci siamo trovati da subito molto in sintonia, in maniera così naturale, che non abbiamo mai discusso, ed ognuno porta un valore aggiunto al progetto. Siamo tutti e 4 molto diversi. Pepe (Matteo Verrini) è istintivo e caotico, ma scrive testi bellissimi. Cesare è invece più cauto e metodico, e ci aiuta a vedere le cose in maniera più esterna e oggettiva. Zanna (Luca) è il più cantautorale, quello che più capisce cosa può funzionare e cosa no. Io cerco di mettere insieme tutto e di dare l’amalgama giusta, avendo ben in testa il sound che voglio ottenere”.
CM: I talent show in questo periodo sono il trampolino di lancio per molti artisti che sono diventati i pilastri della musica Italiana odierna. Cosa ne pensate dei Talent Show?
K14: “Che sono un’arma a doppio taglio. Da un lato sono un’ottima occasione per un’artista (per un cantante diciamo) di farsi conoscere e farsi vedere. Il rapporto col pubblico e coi “giudici” (a.k.a. gente che giudica) è importante, serve a farsi le ossa. Il problema è che in Italia ormai riesci a fare qualcosa praticamente SOLO coi talent, e questo è il grande rovescio della medaglia. Ormai coi talent si investe a breve termine, un anno e poi via, se non ce la fai con le tue gambe, insomma, diventa molto difficile”.
CM: Ultima domanda quali sono i vostri futuri progetti? E un consiglio che vorreste dare a chi è agli inizi della carriera da cantanti?
K14: “Nostri futuri progetti: singolo il 28 marzo e tante date live! Consiglio: siate sinceri con voi stessi, scrivete e cantate quello che vi piace. Deve piacervi il viaggio, non necessariamente il punto d’arrivo. Così, se si arriva da qualche parte, ben venga, se non si arriva da nessuna parte, almeno vi siete goduti il viaggio!”
Un grazie ai Karbonio14 per la disponibilità ed a Alessandra Bosi di Parole & Dintorni.