Intervista esclusiva a Roberto Fabbri: ‘Le mie emozioni nel suono della chitarra’
Cube Magazine ha incontrato Roberto Fabbri in occasione della presentazione del suo nuovo disco 'Nei Tuoi Occhi', ecco cosa ci ha raccontato.
Roberto Fabbri è certamente uno dei chitarristi più apprezzati ed elogiati sia in Italia che all’estero, per le sue grandi doti compositive e la capacità di esprimere emozioni con quello strumento che oramai è divenuto parte di lui. L’ultimo lavoro del musicista, ‘Nei Tuoi Occhi’, è una “raccolta di 17 racconti inediti per chitarra”, come lui stesso lo definisce. 17 brani in cui la sua chitarra riesce a parlare attraverso le note, a dialogare con gli altri strumenti, con grande naturalezza e semplicità. ‘Nei Tuoi Occhi’ non è certo il primo disco di Roberto, che ha al suo attivo già tre album solisti, oltre a numerose pubblicazioni didattiche per chitarra classica, che sono tradotte in diverse lingue, e soprattutto una carriera concertistica omaggiata in tutto il mondo.
Ma partiamo subito con le domande..
D: Ciao Roberto, il tuo nuovo disco ‘Nei Tuoi Occhi’ si differenzia dai tuoi precedenti lavori per essere un disco “corale”, ci spieghi meglio il motivo di questa scelta?
“Dopo due dischi solistici volevo realizzare un lavoro in cui la chitarra dialogasse anche con altri strumenti, sentivo la necessità appunto di una “coralità” oltre che, come nel caso dei pezzi per chitarra e archi, di sonorità diverse che si affiancassero a quelle delle sei corde”.
D: ‘Nei Tuoi Occhi’ è un album che mantiene uno standard qualitativo molto alto, ma che lascia anche molto spazio alle emozioni. Qual è il tuo segreto per avere questa giusta combinazione?
“Seguo il mio istinto unito al mio retroterra di musicista classico, sono molto esigente con me stesso nello scrivere belle melodie che innanzitutto devono “convincermi” completamente, poi naturalmente c’è anche un lavoro di “artigianato” musicale, di attenzione al dettaglio che fa parte dei miei studi classici. Comunque sono le emozioni a tracciare la strada che devo seguire”.
D: Per presentare l’album, hai selezionato il singolo ‘Rainbow Song’. C’è un particolare motivo che ti ha portato a scegliere questo pezzo sugli altri?
“E’ un brano altamente evocativo scritto a quattro mani con Paolo Bontempi, caratterizzato da una splendida melodia che cattura l’ascoltatore sin dalle prime note…”
D: Il tuo lavoro ha il merito di avvicinare non solo i musicisti, ma anche il grande pubblico alle sonorità più classiche. Pensi che in generale, la tendenza sia in aumento?
“Me lo auguro, si percepisce fra la gente una nuova attenzione verso la musica strumentale, il nostro paese ha poi in particolare una grande tradizione in questo senso, e anche il grande pubblico la sta riscoprendo”.
D: Andrés Segovia è certamente uno dei chitarristi classici più apprezzati di tutti i tempi e sappiamo che hai partecipato al XXVI Festival Internacional Andrés Segovia 2012 a Madrid, una commemorazione a 25 anni dalla sua scomparsa. Ci racconti com’è stata questa esperienza?
“Quando nel 2010 ricevetti il prestigioso Premio ‘Socio de onor del Festival Andres Segovia di Madrid’, la direzione artistica del premio mi commissionò un concerto per chitarra ed archi da eseguire nel 2012 in occasione delle celebrazioni dei 25 anni dalla scomparsa del grande maestro Spagnolo. E’ stato per me un grande onore naturalmente ed io mi sono messo subito all’opera scrivendo questo concerto dal titolo ‘Fantasia sin palabras’ i cui sei tempi sono contenuti nel cd “Nei tuoi occhi”. Ho avuto poi la grande soddisfazione di suonarlo in prima esecuzione mondiale a Madrid il 26 ottobre scorso, in un concerto presso la Basilica de Atocha, interamente ripreso e trasmesso dalla seconda emittente nazionale spagnola Rtve”.
D: Ci sono altri musicisti che hanno influenzato particolarmente la tua formazione artistica?
“Sicuramente Andres Segovia e poi il chitarrista italiano Mario Gangi (recentemente scomparso) che ha rappresentato per me un perfetto esempio non solo di grande chitarrista ma anche di innovatore e promotore del nostro strumento. Poi ho ascoltato naturalmente di tutto da Paco de Lucia a Pat Metheny o Eddie Van Halen su i quali ho scritto anche dei libri”.
D: L’immagine di Roberto Fabbri è un tutt’uno con quella della tua inseparabile chitarra, una Josè Ramirez. Un amore a prima “suonata”, se si può dire. Cosa ha fatto scattare la scintilla?
“Il meraviglioso suono di questo strumento, dalle mille sfaccettature e possibilità timbriche, mi ha stregato dal primo istante e non ho più potuto fare a meno di lei!”
D: Oltre che un eccellente compositore, sei anche un omaggiato insegnante. C’è un consiglio che ti senti di dare ai giovani artisti che si apprestano a comporre la propria musica?
“Il mio consiglio è quello di studiare la composizione e di ascoltare tanta musica di tutti i generi senza riserve e per tutti gli strumenti, il processo creativo è qualcosa che affonda le proprie radici prima di tutto nella conoscenza, poi naturalmente ci vuole un “pizzico” di estro!”
D: Il 19 Marzo hai presentato il tuo lavoro con un concerto all’Auditorium della Musica di Roma, hai in programma altri live?
“Certamente stiamo preparando il tour estivo e presto metteremo sul mio sito tutte le date relative.”
Si ringrazia Roberto Fabbri per la gentilezza e cortesia.